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Venerdì, 04 Settembre 2020 15:59

“Il futuro delle professioni”: soluzioni pratiche per gestire il cambiamento

“La pandemia è servita da effetto catalizzatore velocizzando processi d’innovazione già in atto ed incrementando, in un brevissimo periodo, i lavoratori in smart working da 500.000 mila a 8 milioni”: è la riflessione sollevata dal business coach e formatore Mario Alberto Catarozzo in occasione della presentazione, alla Summer School 2020 di Treia, del suo ultimo libro “Il futuro delle professioni in Italia”, con vede la prefazione del Presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca. Ideato come uno strumento di immediata applicabilità, interpretazione e facilitazione del confronto tra professionisti, il manuale si presenta come un volume aperto, sempre al passo con i tempi; un progetto multimediale legato al sito www.ilfuturodelleprofessioni.it, con l’accesso ad un’area riservata inclusiva di podcast e video integrativi e di un aggiornamento settimanale del manuale stesso.

Nel corso del dibattito, spazio a temi di ampio respiro e di stretta attualità per i professionisti: la necessaria trasformazione dell’home-working emergenziale in uno smart-working efficace per aziende e dipendenti; la riorganizzazione del proprio studio con dinamiche manageriali e l'ottimizzazione delle risorse, tenendo conto delle esigenze di ogni realtà lavorativa e del bilanciamento di interessi tra grandi e piccole aziende. Il confronto con l'autore si è in particolare soffermato sull’essenzialità della formazione per il professionista e sulla digitalizzazione delle risorse. Fondamentale, in questo senso, creare ambienti di lavoro incentivanti in cui i dipendenti possono crescere al pari delle attività e dei profitti dell’azienda.

Sul rischio concreto derivante dall’avanzamento dell’intelligenza artificiale Catarozzo è chiaro: “Le macchine potranno dare performance ripetitive di altissimo livello, ma non potranno mai avere la visione d'insieme di un professionista, dove l’intuito e l’esperienza fanno da collante”. Dello stesso avviso il Presidente De Luca, il quale evidenzia come il professionista non guardi alla busta paga, alla cassa integrazione, ma al lavoratore e alla sua famiglia. “In fase di emergenza, i Consulenti del Lavoro non ci hanno pensato un attimo a svolgere il loro lavoro per attivare i trattamenti, nonostante avessero mesi per la scadenza dei termini, coprendo le richieste di quasi 7 milioni di lavoratori. Un cobot – conclude De Luca – non sarà mai capace di andare oltre i numeri e quindi la professione di Consulente del Lavoro esisterà sempre”.

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