La difficoltà di conciliare i tempi di vita e di lavoro continua ad essere una delle motivazioni che induce molti lavoratori a dimettersi. E a farlo sono, ancora una volta, più le mamme dei papà. Sono 37.611 le lavoratrici madri e 13.947 i padri che nel 2019 hanno lasciato il lavoro, rispettivamente il 73% e il 27% del totale, secondo i dati contenuti nella "Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri” diffusa lo scorso 24 giugno dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro. 51.558 i provvedimenti di convalida emessi, con un «leggero» incremento rispetto all’anno prima (+4%), e che nel 60% dei casi hanno riguardato genitori con un solo figlio o in attesa del primo, con età compresa tra i 29 e i 44 anni e con meno di tre anni di servizio; e per oltre il 33% quelli con 2 figli. Si tratta per la maggior parte di dimissioni volontarie (49 mila), dovute alle difficoltà di gestire il lavoro con la cura dei figli (quasi 21 mila casi); mentre in 20.000 situazioni la mancata conciliazione è dettata dal “passaggio ad altra azienda”.
Commentando i dati al Gr1 Rai il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, ha fatto notare: "il fatto che il governo sia dovuto ricorrere al bonus baby sitter, ai permessi retribuiti, ai sostegni alle famiglie e alle madri lavoratrici, la dice lunga su quelle che sono le carenze strutturali dei servizi per la famiglia". La necessità di introdurre misure urgenti rivolte alle lavoratrici madri è stata ribadita dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo. “Un primo passo avanti lo abbiamo già fatto con il Family Act”, ha precisato. “È poi mia intenzione avviare una seria azione di contrastato al part-time involontario, che penalizza principalmente le donne e, come stabilito dal programma di Governo, introdurre - nel più breve tempo possibile e coinvolgendo il Parlamento - una legge sulla parità di genere nelle retribuzioni", ha concluso.
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