Il parere negativo riguardo al nuovo provvedimento in materia di fatturazione elettronica non riguarda l’istituto della stessa, bensì l’utilizzo da parte del Fisco, a fini di controllo, di ulteriori dati ricavati dalle fatture elettroniche non fiscalmente rilevanti. È la precisazione fornita dal Garante Privacy che, con una nota sul proprio sito, ha chiarito che il parere adottato, a cui sono seguite alcune prese di posizione di rappresentanti politici e organizzazioni sindacali, non riguardava l'istituto della fatturazione elettronica (su cui più volte l'Autorità si è espressa in modo favorevole) bensì la memorizzazione dei "dati fattura integrati", contenuti negli allegati delle fatture e molto importanti per la vita privata dei contribuenti, potendo rivelare informazioni di natura sanitaria o perfino la sottoposizione dell’interessato a procedimenti penali. Il loro utilizzo, disposto con lo schema di provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate - spiega l'Autorità - contrasta con il principio di proporzionalità su cui si basano l’ordinamento interno ed europeo, ingolfa le banche dati dell’Agenzia rendendole più vulnerabili e configura un sistema di controllo irragionevolmente pervasivo della vita privata di tutti i contribuenti, senza peraltro migliorare il doveroso contrasto dell’evasione fiscale. Ed è proprio per queste ragioni - si legge nella nota - che il Garante ha chiesto un supplemento di riflessione sin dall’esame parlamentare del decreto fiscale.
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