La sostituibilità tra pensionati e giovani alla prima esperienza lavorativa è strettamente correlata alla professione che svolgono e al settore economico nel quale lavorano. Non necessariamente, quindi, politiche di pensionamento anticipato si traducono in maggiore occupazione giovanile, specie in un mercato del lavoro rigido e poco flessibile come quello italiano. E mentre per i lavori poco qualificati il ricambio occupazionale è quasi assoluto e anche più economico, per professioni più qualificate l’uscita anticipata dal lavoro dei più anziani non favorisce l’ingresso di giovani nel mercato del lavoro. È quanto messo in luce dal rapporto elaborato dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro su “Il ricambio generazionale dell’occupazione”. La ricerca entra nel dettaglio delle professioni “sostituibili” e “non sostituibili”.
Si registra un saldo negativo tra l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani alla prima esperienza lavorativa e pensionati per quanto riguarda legislatori, imprenditori e alta dirigenza (-48 mila), professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (-48 mila), per impiegati (-27 mila), conduttori di impianti, operai di macchinari fissi e mobili e conducenti di veicoli (-45 mila) e per i militari (-3 mila). Dunque, solo una parte dei posti dei pensionati è stata sostituita dai giovani alla prima esperienza lavorativa, in quanto la restante è stata affidata a lavoratori meno giovani, adulti con maggiore esperienza oppure non è stata sostituita affatto. Tra le professioni, invece, dove si registra il maggiore ricambio occupazionale ci sono innanzitutto quelle inerenti le attività commerciali e i servizi (+358 mila), a testimonianza della vocazione terziaria del nostro Paese. “Misure di uscita anticipata dal mercato del lavoro non sempre producono gli effetti sperati. Spesso accade il contrario, soprattutto nel settore privato” sottolinea il Presidente di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Le imprese potrebbero sfruttare i prepensionamenti come strumento di gestione delle ristrutturazioni aziendali per ridurre il personale, più che per il ricambio generazionale” spiega. “Così, come avevamo annunciato già a marzo, nel 2019 per effetto di Quota 100, un giovane su tre pensionati farà ingresso nel mondo del lavoro (circa 116 mila ragazzi under 30) in virtù di quei 314 milarichiedenti accesso al prepensionamento, stimati nella fase di avvio della misura. Ipotizzando, infatti, tassi differenziati per fondo previdenziale la percentuale di turnover prevista è pari al 37%”, conclude il Presidente.