Lunedì, 13 Luglio 2020 10:59

Il gran pasticcio del Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato

La vicenda nasce da due ricorsi ex art. 700 c.p.c., proposti avanti al Tribunale lavoro di Viterbo su istanza  di due aziende artigiane locali, le quali hanno convenuto in giudizio l’Inps a seguito dell’ingiustificato rifiuto da parte dell’Istituto di erogare la Cassa integrazione in deroga Covid-19 a favore dei propri dipendenti, ciò nonostante fosse stata legittimamente autorizzata dalla regione Lazio ai sensi dell’art. 22, comma 4 del D.L. 17 marzo 2020, n.18, dell’art. 5 dell’Accordo Quadro tra la regione Lazio e le Parti sociali regionali. Il Tribunale di Viterbo, in accoglimento dei ricorsi, con ordinanze del 01.07.2020 ha dichiarato l'Inps tenuta al pagamento della CIG in deroga per emergenza epidemiologica Covid-19 in favore dei dipendenti delle due aziende artigiane, così come autorizzate dalla Regione. A tali pronunce è seguita, in data 06.07.2020, analoga ordinanza resa dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Latina. Con incredibile tempestività, la regione Lazio, in concomitanza con la decisione del Giudice del Lavoro di Viterbo, inopinatamente, con propria determinazione n. G07675 del 01.07.2020, al solo fine di giustificare la posizione di rifiuto assunta dall’Inps, ha revocato oltre 3.000 decreti di autorizzazione al pagamento della cassa integrazione in deroga a favore di altrettante aziende artigiane, così negando, di fatto, il sostegno al reddito ad oltre 12.000 famiglie. 

La questione, oltre a manifestare l’illegittimità delle suddette revoche, che rinnegano l’Accordo Quadro regionale, stipulato in data 24.03.2020 tra la Regione Lazio e le Parti Sociali regionali, disattendendo e ponendo nel nulla i tre provvedimenti di condanna emessi dai Tribunali di Viterbo e Latina, vìola palesemente l’art. 97 della Costituzione, che obbliga ad assicurare il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione in favore di tutti i cittadini. Imparzialità e buona fede puntualmente traditi dal suddetto atteggiamento palesemente di parte, insensibile alle necessità del tessuto economico-produttivo del nostro Paese, costituito in prevalenza da piccole e piccolissime aziende. (Giuseppe D’Angelo)