L’abolizione dei voucher, avvenuta come noto dal Decreto Legge n.25/2017, pur motivata dalla dichiarata esigenza di eliminare gli abusi nell'utilizzazione del lavoro accessorio, ha creato un grande vuoto normativo che necessitava di un intervento ad hoc da parte del legislatore per rispondere a precise esigenze del mercato del lavoro.
I voucher utilizzati in maniera lecita rappresentavano, infatti, un mezzo facile da utilizzare che dava la possibilità a studenti, cassa integrati e pensionati di incrementare il proprio reddito e di accedere al mondo del lavoro. Ad interrogarsi sui danni creati dall'abolizione dello strumento sull'incremento di reddito da lavoro dei loro principali utilizzatori è un articolo de "L'Economia.it" de "Il Corriere della Sera" che, invitando ad una riflessione sul freno della burocrazia italiana nei momenti di passaggio da un governo all'altro, definisce l'abrogazione dei 'vecchi' voucher l'ennesima occasione perduta di modernizzazione del nostro Paese. Auspicabile, quindi, un miglioramento nell'utilizzo genuino dello strumento per le attività occasionali ma non uno stravolgimento come quello predisposto dal D.L. 25/2017, convertito dalla Legge 20 aprile 2017 n. 20.
Una tesi più volte sostenuta dai Consulenti del Lavoro che, rimarcando un vulnus normativo ed operativo nelle attività abitualmente (e lecitamente) gestite tramite il lavoro accessorio, hanno più volte evidenziato la necessità di norme per colmare l'assenza di leggi di riferimento circa l’utilizzo dei buoni lavoro acquistati prima dell’entrata in vigore del decreto legge 25/2017 ed utilizzabili sino a fine anno.
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