“L’evento atmosferico eccezionale è certamente un motivo di giustificazione, ma se il lavoratore abita nei pressi del posto di lavoro resta più difficile accettarlo come tale”. Così il Presidente di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Rosario De Luca, intervenendo il 28 febbraio a Radio in Blu sulle assenze dal lavoro causate dall’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia in questi giorni. Il maltempo, quindi, “è un impedimento oggettivo – sostiene De Luca - ma non autorizza il lavoratore a non presentarsi al lavoro; necessita dunque di essere valutato da un punto di vista soggettivo”. Dunque, anche in caso di evento eccezionale, come la neve dei giorni scorsi nella Capitale, è bene documentare la situazione soggettiva del lavoratore per evitare di creare delle situazioni di difficoltà nei rapporti di lavoro. L’impedimento documentato e motivato giustifica l’assenza del lavoratore e prevede, a seconda del contratto collettivo applicato, l’utilizzo di un certo numero di ore di permesso per eventi meteorologici senza incorre in sanzioni disciplinari.
Nel caso in cui il contratto collettivo non preveda nulla, le regole del codice civile restano chiarissime. Prima di tutto l’onere della prova (art. 1218): il mancato raggiungimento del posto di lavoro deve essere estraneo alla volontà del lavoratore. In secondo luogo, il principio di diligenza del prestatore di lavoro (art. 2104): deve trattarsi di un impedimento effettivo. Il dubbio sul riconoscimento dell’impedimento era stato sciolto già in occasione dell’ondata di gelo del 2012 con l’interpello n. 15/2012 del Ministero del Lavoro. Questo, infatti, spiegava che “il provvedimento autoritativo concernente il divieto di circolazione dei mezzi privati sprovvisti di apposite catene non costituisce impedimento di carattere assoluto all’effettuazione della prestazione lavorativa”. La risposta, in realtà, era stata anticipata in modo esaustivo dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro già prima che venisse richiesto il parere del Ministero del Lavoro.
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