Il welfare aziendale è un tema che sempre più sta prendendo piede all’interno delle aziende: il benessere dei lavoratori, attraverso sgravi e altre forme di incentivi, è la chiave per la costruzione di un’impresa di successo. A chiarire alcune perplessità sulla disciplina, in un video per la web tv di Categoria, è Simone Cagliano della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.
L’esperto si è concentrato su due aspetti particolari recentemente chiariti dall’Agenzia delle Entrate: la deducibilità dei costi sostenuti dai datori di lavoro per l’attivazione dei piani di welfare; la possibilità di estendere i piani di welfare agli amministratori. In riferimento al primo aspetto, l'Agenzia delle Entrate è intervenuta recentemente con risposta all’interpello 954-1417/2016 evidenziando come la deducibilità integrale potrà avvenire per i datori di lavoro nel caso in cui, all’interno dei regolamenti, venga ritrovato un obbligo negoziale per i datori di lavoro che non consente agli stessi di modificare o recedere unilateralmente i regolamenti.
In merito al secondo argomento - evidenzia Cagliano - è necessario rivedere quello che è contenuto all’interno dell’articolo 51 comma 2 dei TUIR. È proprio sulla giusta interpretazione del concetto di categoria che si basa la risposta dell’Agenzia delle Entrate al citato interpello nel quale è stato specificato come il welfare aziendale possa essere concesso sia alla categoria degli amministratori sia ai dipendenti ma su basi diverse: per gli amministratori perché fanno parte del consiglio di amministrazione; per i dipendenti riguardo all’ammontare del RAL.
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