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Sabato, 29 Giugno 2019 13:00

Professioni qualificate sempre più “digital”

In cima alla classifica delle professioni altamente qualificate, dal 2014 al 2018, i professionisti dell’economia digitale: analisti e progettisti software. Nel periodo preso in considerazione questo profilo è cresciuto di 33,7 mila unità, di queste oltre 10 mila solo nel 2018. Strettamente legate alla quarta rivoluzione industriale anche altre tre professioni: al 3° posto i disegnatori industriali (+21,7 mila), al 5° posto i tecnici esperti in applicazioni (+20 mila) e all’8° posto i programmatori (+13,5 mila). I contabili e professioni assimilate (+24,8 mila) occupano il 2° posto, mentre al 4° posto troviamo le professioni sanitarie riabilitative (+21,2%). La domanda di alte qualifiche conosce in Italia una consistente diversificazione regionale: ad esempio, se nelle regioni del Nord in testa alla classifica si trovano le professioni legate alla rivoluzione tecnologica, nel Mezzogiorno risultano vincenti i white job, legati ai lavori specialistici socio-sanitari. È la fotografia scattata dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro nell’indagine “I fabbisogni professionali delle imprese. L’analisi della domanda di professioni del futuro: hard e soft skill” che analizza le prime 10 professioni “vincenti”, che dal 2014 al 2018 hanno registrato la maggiore crescita (+1.151,4 milioni di posizioni lavorative), e le professioni “perdenti”, spiazzate dall’evoluzione tecnologica o da fenomeni di crisi, che registrano, nello stesso periodo, la maggiore flessione del numero dei lavoratori. Il rapporto redatto dall’Osservatorio si focalizza anche sulle caratteristiche richieste e ritenute indispensabili dalle imprese nel momento in cui decidono di assumere. Tra le soft skill più importanti: essere persistenti, riconoscere i problemi e avere la capacità di lavorare in gruppo. Competenze trasversali che se possedute possono incidere anche sulle retribuzioni d’ingresso. Ad esempio, l’aumento in busta paga è del 25,1% relativamente al requisito della persistenza, dell’8,4% del primo stipendio per l’attitudine a riconoscere problemi e al 6,3% per la capacità di lavorare in gruppo.

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