Prima donna iraniana a diventare magistrato nel suo Paese. Nel 2003 ha vinto il Premio Nobel per la Pace per il suo impegno nella difesa dei diritti umani e a favore della democrazia. Dal 2009 vive in esilio volontario per far conoscere al mondo ciò che succede in Iran, attraverso un’intesa attività di informazione e di battaglia legale. È la storia di Shirin Ebadi, che il prossimo 21 giugno sarà ospite del Festival del Lavoro per raccontare e ricordare il suo importante impegno per la difesa dei diritti umani dal brutale regime esistente nel suo Paese, l’Iran. Una storia di coraggio e di ribellione, la sua, contro uno “Stato canaglia”, basato su un potere repressivo, intimidatorio, intenzionato a portarle via tutto: il matrimonio, gli amici, i colleghi, la casa, la carriera, persino il Premio Nobel. Attraverso la sua testimonianza si conosceranno da vicino le contraddizioni di un Paese con un sistema politico e istituzionale tra i più strani al mondo, che per metà è dittatoriale e per l’altra metà democratico, ma con quel senso di democrazia che intendiamo noi oggi. Lo spirito combattivo di Ebadi, il suo senso di giustizia e la sua speranza per un futuro migliore caratterizzeranno la seconda giornata di Festival, durante la quale sarà possibile incontrare il Premio Nobel nella Libreria del Festival. Qui, infatti, Ebadi firmerà le copie del volume "Finché non saremo liberi", edito da Bompiani nel 2016, nel quale si racconta la sua vicenda personale e ciò che il popolo iraniano ha vissuto nell’ultimo decennio con l’obiettivo di infondere il coraggio di lottare per le proprie convinzioni.
Notizie correlate: Lavoro e Terriorio: gli appuntamenti al Festival - Al Festibal l'Aula dell'Orientamento al Lavoro per i giovani - Laboratorio Lavoro: online il programma