Le anticipazioni mediatiche del “Decreto Dignità” non convincono pienamente i Consulenti del Lavoro. Il Consiglio nazionale, in attesa del dl per suggerire modifiche, con un comunicato stampa ha espresso alcune considerazioni di carattere generale. Positive le misure annunciate in materia fiscale e contabile, sia per la previsione di abolire lo split payment per le prestazioni di servizi rese alle Pubbliche Amministrazioni sia per gli interventi mirati a semplificare le attività di studio, come nel caso del rinvio della scadenza dello spesometro e della revisione del redditometro. Condivisibile anche lo spirito con cui è stata disposta la norma che cerca di salvaguardare i livelli occupazionali penalizzando chi sceglie di delocalizzare, a patto che siano rese più accoglienti le condizioni generali del Paese per chi vuole fare impresa, a cominciare dall’elevato costo del lavoro. Apprezzabili anche gli interventi restrittivi sul gioco d’azzardo, un fenomeno che sta mietendo numerose vittime in questi lunghi anni di crisi economica. Di gran lunga migliorabili, invece, le novità in materia di lavoro, che di fatto irrigidiscono di molto il rapporto di lavoro, soprattutto nel periodo estivo, quando c'è bisogno di maggiore flessibilità, in particolare nel settore turistico, per incentivare l’occupazione. La riduzione, poi, della durata e del numero di proroghe dei contratti a termine induce al turn over e non assicura, quindi, stabilità al mercato del lavoro.
Inoltre, il ritorno alle causali potrebbe alimentare nuovamente il contenzioso, molto ridimensionato negli ultimi anni. Infine, l'equiparazione integrale della disciplina del Contratto a tempo determinato alla Somministrazione paralizza un intero settore, che occupa lavoratori in possesso di ogni garanzia di natura contrattuale e previdenziale. Sebbene al Governo vada riconosciuto il merito di aver ripreso dal tema lavoro le discussioni e le attività normative, secondo la Presidente dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone, bisognerebbe affrontare la questione "in un'accezione molto più ampia", partendo da interventi finalizzati a favorire la ricollocazione in tempi rapidi di chi perde il lavoro, come la valorizzazione dei servizi per l'impiego. "Il vero problema - sottolinea - non è il lavoro subordinato a tempo indeterminato o a tempo determinato, ma come intercettare il lavoro in generale". E aggiunge "è importante mettere in relazione i centri per l'impiego pubblici e privati e cominciare a cambiare mentalità, passando quindi dall'assistenzialismo verso le vere politiche attive".