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Venerdì, 27 Marzo 2020 18:55

A Roma e provincia 457mila lavoratori a casa per decreto

Sono 457 mila i lavoratori romani (occupati nella Capitale e nella provincia) interessati dal blocco delle attività previsto dal DPCM 22 marzo 2020: rispetto al primo provvedimento adottato l’11 marzo, che aveva interessato principalmente commercio e servizio, la platea degli occupati che si è ritrovata a casa per decreto è aumentata di 260 mila unità.
Dopo l’ulteriore stretta del Governo, la fotografia del lavoro nella Capitale e nella sua provincia ai tempi dell’emergenza COVID-19 vede il 26,5% del totale degli occupati a casa a seguito del blocco dell’attività, il 36,5% occupato in settori destinati all’erogazione di servizi essenziali (complessivamente 630 mila occupati) e il 36,9% occupato in settori potenzialmente ancora in attività, in quanto non soggetti a blocco delle attività (636 mila occupati). La quota di quanti restano a casa risulta più bassa di quella media del Paese (34,8%), date le caratteristiche economiche della città di Roma, caratterizzata, come noto, dall’elevata presenza di occupati nella Pubblica Amministrazione.

I dati sono stati elaborati dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, in esclusiva per "La Repubblica", e commentati dal Presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca, che ha sottolineato la necessità di avere regole e procedure per l'utilizzo degli ammortizzatori sociali che siano snelle e poco burocratiche. "Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro - ha fatto notare De Luca - ha già segnalato tutte le storture rilevate in questa prima fase. Una cosa è certa, se vogliamo che la recessione in atto non si trasformi una crisi economica irreversibile, sono necessari interventi choc". A partire dal settore dei servizi, che sta pagando il prezzo più caro. Nel complesso, infatti, il 78,1% dei lavoratori interessati dal blocco delle attività è impiegato proprio in questo settore, con un numero record raggiunto tra alberghi e ristorazione, dove la chiusura delle attività ha lasciato a casa 100 mila persone, così come nel commercio.

L'impatto del DPCM del 22 marzo su Roma e provincia

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