Sono 5 milioni 139 mila i lavoratori italiani (dipendenti e autonomi) che nei prossimi giorni si troveranno a dover conciliare gli impegni lavorativi con la nuova emergenza dettata dal Coronavirus, che ha portato il Governo a chiudere tutte le scuole fino al prossimo 15 marzo. É evidente che la maggiore criticità nella gestione di questa emergenza interesserà le donne: sia le mamme “single” (302 mila contro i 47 mila papà single) sia le lavoratrici dipendenti (2 milioni 234 mila contro 1 milione 809 mila lavoratori), ancora oggi costrette a dover scegliere tra la vita professionale e quella familiare in assenza di misure che favoriscano una vera conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Infatti, secondo l’Istat, nel 2019 2 milioni 797 mila italiane, corrispondenti al 14,5% del totale della popolazione femminile tra i 15 e 64 anni, hanno addirittura rinunciato a lavorare per impegni di cura o responsabilità in ambito domestico. Un dato estremamente elevato se comparato al resto d’Europa - dove, al contrario, “solo” l’8,2% della popolazione femminile non lavora per motivi familiari - e in forte crescita negli ultimi anni. Come emerge dal report della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro “Meno figli, meno lavoro. La conciliazione che ancora manca per le donne italiane”, la carenza cronica di servizi all’infanzia, unitamente al crescere delle responsabilità di assistenza e cura di una popolazione sempre più longeva e non autosufficiente, è ancora un ostacolo “strutturale” all’occupazione femminile. Il lavoro agile, pensato per rispondere all’emergenza sanitaria, può rappresentare uno strumento utile in questa fase, ma la sua applicabilità è fortemente condizionata dalla natura del lavoro svolto. “Se la chiusura delle scuole dovesse protrarsi oltre il 15 marzo è possibile che molte lavoratrici dipendenti, esaurite ferie e permessi retribuiti, si troveranno costrette a restare a casa usufruendo di un permesso non retribuito, rinunciando così alla retribuzione e ai contributi”, ha fatto notare Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. “Bene la scelta di puntare su ulteriori misure di sostegno alle famiglie, come il voucher per pagare la baby sitter e i congedi parentali straordinari per lavoratori dipendenti pubblici e privati, ma è necessario pensare anche ai lavoratori autonomi, ad oggi meno tutelati, per non far ricadere sulle loro famiglie gli effetti di un provvedimento d’urgenza a salvaguardia della salute pubblica”, ha precisato De Luca.
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Rassegna stampa: Arena del 18.03.2020 - Gazzetta di Parma del 19.03.2020 - Avvenire del 28.03.2020
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