“Con la sentenza 1571 del 2018 il Consiglio di Stato interviene in modo chiaro e netto a dettare le regole per i genuini appalti di servizi nella Pubblica amministrazione, eliminando quella prassi assolutamente non corretta in base alla quale si verificavano degli appalti illeciti di prestiti di manodopera vestiti come legali appalti di servizi”, spiega in un video per la web tv Luca De Compadri, Responsabile del Dipartimento normativo della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, ricordando criteri ed indici sintomatici individuati nella qualificazione dell’appalto non genuino.
Poiché “un appalto di servizi non può ridursi ad una richiesta di un monte lavorativo di determinati lavoratori”. In un appalto genuino – continua De Compadri - i lavoratori non possono “lavorare sulla stessa linea di produzione degli altri lavoratori dipendenti del committente senza portare un proprio know – how, cioè un quid pluris”.
L’organizzazione e il coordinamento dei lavoratori, inoltre, deve rimanere in capo all’appaltatore e deve essere presente anche il rischio di impresa che “non può rinvenirsi nella cd. clausola penale del contratto”. Quest’ultima, infatti, è “inserita anche nell’ambito della somministrazione che resta l’unica fattispecie contrattuale legale con cui si può verificare l’appalto di prestazioni di manodopera”.
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