Buste paga sempre più sottili e potere d'acquisto in fumo: questo in sintesi il dato che emerge dall'analisi condotta dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro che mette a confronto i dati Ocse sulle retribuzioni tra il 2006 e 2016 per i principali Paesi europei. I dati dello studio, pubblicati da "Il Venerdì", settimanale di Repubblica, confermano che, in dieci anni, gli stipendi italiani sono diminuiti dello 0,7 per cento, attestandosi ad un livello medio di 29.114 euro annui, in netto contrasto con i trend europei: +9% in Francia; + 9,9% in Germania; in Olanda +7,4%; in Irlanda +12%; per non parlare dell'Europa dell'Est, dove si va dall'aumento del 19,6% in Slovacchia a quello del 30,9% in Lettonia.
Sicuramente, fra gli Stati membri del Sud Europa, l'Italia realizza la migliore performance ma, come ha sottolineato a "Il Venerdì" il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, "il nostro costo della vita non è certo paragonabile a quello di Spagna e Grecia dove i servizi costano la metà che in Italia. Considerata la nostra crescita bassa di questi anni dovrebbero invece avere un costo simile. Purtroppo però, al momento dell’introduzione dell’euro, non c’è stata vigilanza e così i prezzi al dettaglio sono raddoppiati, mentre gli stipendi non lo hanno fatto", ha poi concluso.
Il reddito medio netto da lavoro in Italia è un aspetto sul quale l'Osservatorio Statistico di Categoria si è soffermato negli anni passati elaborando una graduatoria delle province italiane con gli stipendi medi più alti. L'indagine è oggetto di nuovo monitoraggio da parte dell'Osservatorio e presto sarà pubblicata la terza edizione del rapporto annuale “Le dinamiche del mercato del lavoro nelle province italiane”
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