Negli ultimi anni il Legislatore ha incentivato il ricorso al welfare aziendale ampliando l'offerta dei beni e servizi da defiscalizzare e riducendo la quota di Irpef da pagare sui premi di produttività. Oggi nel paniere rientrano, infatti, non solo somme di denaro, ma anche viaggi, visite mediche, voucher per l'acquisto di libri scolastici e polizze previdenziali. Su "Affari&Finanza di Repubblica" Luca Caratti, esperto della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ha spiegato che le somme del premio possono essere assoggettate «nel limite massimo di 3 mila euro all’anno, ad un’imposta sostitutiva del 10 per cento anziché alle ordinarie aliquote progressive che partono dal 23 per cento per redditi fino a 15 mila euro».
Per fruire del beneficio è necessario, però, che il datore di lavoro ed i sindacati sottoscrivano un contratto collettivo aziendale o territoriale mentre «l'aliquota agevolata - prosegue Caratti - è applicabile solo a quei lavoratori che hanno un reddito inferiore agli 80 mila euro». Il dipendente potrà anche scegliere se convertire, in tutto o in parte, il premio di produttività in welfare aziendale, scegliendo anche la via della previdenza complementare. Nell'articolo si chiarisce qual è la scelta migliore per il dipendente e quali imprese possono accedere alla detassazione dei premi, accennando anche alle novità introdotte dalla Legge di bilancio 2018.
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