Anche se la crisi economica ha pesantemente colpito gli studi professionali, negli ultimi dieci anni, il numero degli iscritti agli albi è progressivamente aumentato: passando da 1.643.000 circa a 2.322.472. I professionisti, dunque, possono essere considerati dei punti nevralgici del Sistema Paese in tutti i settori: istituzioni, comunicazione, processi economici, commercio, supporto alla società, etc. È quanto emerge, fra le altre cose, dal Rapporto Cresme 2017 su “Il valore sociale ed economico delle libere professioni”, di cui una un’anteprima è stata presentata oggi durante la manifestazione del 30 novembre “L’equo compenso è un diritto” al Teatro Brancaccio di Roma. Nella fotografia scattata dal Centro di ricerca sulle professioni aderenti al CUP si mette in luce come la maggior parte dei professionisti è donna e l’incidenza dei giovani è importante (il 31% ha, infatti, meno di quarant’anni). Fondamentale, dunque, investire nella preparazione dei giovani professionisti ponendo particolare attenzione all’adeguatezza del sistema universitario rispetto alle competenze oggi richieste.
Venendo alle sfide future, interdisciplinarietà e collaborazione rappresentano il futuro delle professioni. La possibilità di essere sussidiari rispetto ad alcune attività tipicamente pubbliche potrebbe consentire, con lo sviluppo di studi associati e società di professionisti interdisciplinari, una “presa in carico” non del singolo bisogno o esigenza espressa dal cittadino, ma della persona stessa in quanto tale. Sul fronte interno alle professioni, invece, se oggi la promozione dell’attività dei professionisti si basa ancora molto sul “passaparola” in futuro sarà necessario guardare con più attenzione alle nuove tecniche di marketing.
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