L’avvio in modo definitivo e strutturato in autunno dell’assegno di ricollocazione riguarderà una platea di circa un milione di persone, con una leggera prevalenza maschile. Il successo della ricollocazione sarà in buona parte legato al possesso di una qualifica professionale e di una certa esperienza lavorativa. Rischiano, infatti, l’esclusione dall’assegno circa duecentomila persone, che per assenza dei requisiti di occupabilità potrebbero rientrare tra quei soggetti che vivono in condizioni di povertà ovvero i destinatari del reddito di inclusione. Bisogna, poi, fare i conti con la reale adesione degli aventi diritto all’assegno.
Durante la prima sperimentazione, avviata dall’Agenzia nazionale per le politiche attive su 30 mila soggetti selezionati, solo il 10% ha risposto alla chiamata (3.000 circa). È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro sui dati CICO (Campione Integrato delle Comunicazioni Obbligatorie), forniti dal Ministero del Lavoro, e presentata oggi a Torino alla seconda giornata del Festival del Lavoro. Obiettivo della sperimentazione quantificare i destinatari reali dell’assegno di ricollocazione - ovvero i percettori dell’indennità di disoccupazione Naspi nel 2016 - e verificarne le caratteristiche utili ad individuarne l’occupabilità.