Dopo l'approvazione del Jobs Act autonomi si riaccende il dibattito sull'equo compenso per i professionisti. Un intervento necessario per favorire la sana concorrenza e garantire la qualità del lavoro svolto. "Una sfida che le professioni hanno accettato da sempre", commenta sul Sole24Ore la Presidente del Comitato unitario delle professioni, Marina Calderone, precisando che "se è vero che la concorrenza va fatta sulla qualità e quindi anche sull’investimento del professionista su se stesso, allora è arrivato il momento di sgombrare il campo da ogni dubbio e puntare sul rispetto della dignità del lavoro professionale".
Sul tema era già intervenuta la giurisprudenza nel 2010 con la sentenza n. 20269 della Cassazione, sezione lavoro, ma di recente anche il Presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, ha evidenziato la necessità di questo intervento presentando un disegno di legge ad hoc così come il mondo delle associazioni dei consumatori, che ritiene l'equo compenso una garanzia per i cittadini fruitori dei servizi professionali.
"Per rendere effettiva la linea di intervento intrapresa dalla legge è necessario - ribadisce la Presidente nel suo editoriale - che il legislatore inserisca nell’ordinamento il principio di equo compenso anche per tutte le professioni". Un compenso inferiore ai minimi stabiliti dai parametri vigenti fissati dai Ministeri vigilanti per ciascuna professione si dovrebbe presumere "iniquo", secondo la Presidente, e andrebbe ricalcolato in ultima istanza dal giudice.
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