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Venerdì, 16 Giugno 2017 15:39

Legittimo il licenziamento per abuso di internet

Il dipendente che usa in maniera sistematica la connessione internet aziendale per fini personali può essere licenziato per giustificato motivo soggettivo. E’ la conclusione a cui giunge la Corte di Cassazione con la sentenza n. 14862/2017 depositata ieri, legittimando il licenziamento intimato da un datore di lavoro nei confronti di un dipendente che ha abusato ripetutamente della connessione internet aziendale, connettendosi  a fini personali per 27 volte restando collegato per 45 ore complessive nell'arco di due mesi.

Sul caso è intervenuta la Corte d'appello di Bologna confermando la validità del recesso e successivamente la Suprema Corte che ha evidenziato come il numero e la durata delle connessioni dimostrano il reiterato utilizzo per fini personali dello strumento aziendale e la natura intenzionale della condotta. Inoltre, secondo la Cassazione, l’azienda che usa degli strumenti di controllo a distanza per accertare l’utilizzo irregolare dei beni della società non è soggetta alle regole previste dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, in quanto queste si applicano solo se il controllo ha per oggetto la prestazione lavorativa e il suo esatto adempimento, mentre non si applica per l'accertamento di eventuali illeciti del dipendente. La Corte ha escluso, inoltre, che l' azienda abbia violato le regole che tutelano la riservatezza e la privacy del dipendente in quanto, nel momento in cui ha verificato le modalità di utilizzo della connessione internet, il datore di lavoro non ha analizzatoi siti consultati durante la navigazione, la tipologia di dati scaricati etc.

Maggiori dettagli sono disponibili nell'articolo a cura di Giampiero Falasca a pagina 37 di Norme e Tributi de "Il Sole 24 Ore" consultabile nella rassegna stampa nazionale di oggi messa a disposizione dalla Fondazione UniversoLavoro per tutti i Consulenti del Lavoro iscritti al portale.

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