La nota statistica "occupati e disoccupati gennaio 2017", pubblicata dall’Istat il 2 marzo 2017,rivela nel trimestre novembre 2016 – gennaio 2017 un incremento del numero degli occupati che interessa anche i lavoratori dipendenti assunti con il contratto a termine.
Aspiegare le caratteristiche di questa tipologia contrattuale è Paola Mancini, esperta della Fondazione Studi, nella puntata del 5 marzo scorso di "Il Posto Giusto", il programma di approfondimento sul mondo del lavoro di Rai Tre.
Nel suo intervento l'esperta ha precisato come il contratto a termine sia sottoscritto soprattutto dalle aziende che devono far fronte a livelli di produzione elevati utilizzando un maggior numero di risorse per un periodo limitato oppure da chi deve sostituire lavoratori assenti. Il contratto a tempo determinato non ha una durata minima, ma solo una durata massima di 36 mesi, al termine della quale si trasforma in contratto a tempo indeterminato. Durante i 36 mesi, però, è possibile rinnovare il contratto fino a cinque proroghe dietro consenso del lavoratore, osservando tutte le tutele previste per i lavoratori a tempo indeterminato in caso di maternità, infortuni e malattia.
In chiusura l’esperta specifica che, al termine del contratto a tempo determinato, il lavoratore può fruire dell’indennità di disoccupazione, la cosiddetta NASPI, se ha raggiunto i requisiti contributivi e lavorativi richiesti e se non ha interrotto il rapporto prima della scadenza del termine.
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