Gentile direttore,
Il recente accoglimento da parte della Corte Costituzionale del quesito referendario sull’abolizione dei voucher ha aperto un dibattito sul reale contributo che questo istituto, oggetto di diverse modifiche estensive del suo utilizzo, ha dato al mondo del lavoro e più specificatamente all’emersione del sommerso. Il vertiginoso innalzamento del numero dei tagliandi venduti, infatti, in questi ultimi anni ha creato soprattutto all’interno del mondo sindacale un diffuso allarme circa l’abuso di questo mezzo. Tutti i punti di vista sono legittimi. In antitesi a quanto detto da molti, la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, attraverso i dati del suo Osservatorio Statistico, ha analizzato il fenomeno dei voucher arrivando alla conclusione che ci sono stati 800.000 i lavoratori che hanno utilizzato un voucher e che prima non erano conosciuti al mercato del lavoro (ragionevolmente erano quindi lavoratori in nero). Si tratta di un dato semplicemente fornito al dibattito e non di una difesa dell’istituto.
Stupisce però leggere a volte delle affermazioni non solo infondate ma anche concettualmente errate. Sul suo autorevole giornale è stato pubblicato un articolo all’interno della rubrica “L’editoriale dei lettori” a firma di Andrea Bucci in cui – al di là della legittima critica al sistema dei buoni lavoro – si afferma che i Consulenti del Lavoro sono una casta che vive delle complicazioni del sistema lavoristico. Il diritto del lavoro è fatto da molteplici leggi che, come è noto, sono approvate dal Parlamento. I Consulenti del lavoro, semmai, si adoperano per snellire il rapporto di lavoro, evitando l'applicazione delle rilevanti sanzioni, aventi a volte anche rilievo penale. Non solo. Attraverso i rappresentanti di categoria presentano periodicamente delle proposte di semplificazione al Legislatore , che non sempre si trasformano in norme. Raccontare ai cittadini che le imprese hanno costi alti a causa dei Consulenti del Lavoro è falso e fuorviante. Basterebbe invece essere più informati prima di scrivere e concentrarsi invece sul costo del lavoro che risulta essere tra i più alti in Europa. Quello sì è un grosso problema per le imprese italiane.
Ufficio Stampa
Consiglio Nazionale Ordine
Consulenti del Lavoro