Effetti più duraturi con aiuti prolungati, ma le imprese plaudono all' introduzione delle tutele crescenti
In un articolo del Messaggero Veneto. Sezione Nord est Economia, i Consulenti del lavoro di Udine hanno espresso il loro parere su pregi e difetti del Jobs act.
Un eccesso di aspettative, non del tutto autoindotte e la sotterranea convinzione che una legge sul mercato del lavoro potesse "creare" lavoro. E ovviamente non è così. Il principale difetto del Jobs Act è sicuramente questo, ma ce ne sono altri. «Uno fra tutti non aver sostenuto la decontribuzione più a lungo», è la convinzione dei Consulenti del lavoro Enrico Macor, presidente del Consiglio provinciale dell' Ordine di Udine, Anna Maria Ermacora, presidente regionale Ancl Fvg, e Roberto Re, presidente provinciale Ancl Udine, «una possibilità che altri Paesi, come la Spagna, hanno considerato e attuato». E questo ovviamente ha determinato una esplosione dei contratti a tutele crescenti nel momento in cui la legge è entrata in vigore, e per l' intero primo anno di vigenza; un po' meno vigorosa nel secondo, quando i benefit si erano ridotti, e l'ha fermata nel 2016, quando i vantaggi economici si sono azzerati. La prima considerazione che viene alla mente è dunque quella che le imprese assumono anche a tempo indeterminato di fronte ad una domanda di mercato in crescita, se il costo del lavoro però si riduce. In caso contrario il contratto a termine resta la modalità di ingresso in azienda privilegiata, e lo dicono i numeri che il contratto a tempo indeterminato resta residuale.
«Solo un'economia che produce può generare lavoro». Come dire che se non si rimuovono gli ostacoli che rendono più che impervio il fare impresa in Italia, sarà difficile incrementare davvero l' occupazione. «Ci sono aziende», è l’amara considerazione dei consulenti, «che davanti al bivio se assumere per rispondere alla richiesta del mercato o rinunciare alla commessa,... rinunciano alla commessa».