“Se si fissa un salario minimo a 9 euro e si porta, per esempio, il contratto della vigilanza da circa 5,60 euro a 9 euro, tutti i livelli superiori chiederanno un aumento, che poi andrà ulteriormente raddoppiato per le imposte e i contributi. Chi paga a quel punto?”. È da questa domanda che per Rosario De Luca, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, bisogna partire per vagliare l’opportunità o meno di un minimo retributivo ex lege, un argomento – a suo dire – “molto delicato perché suscettibile di far saltare o meno l’economia”. Intervenuto nella puntata del 24 luglio scorso di Sky TG24 Economia, De Luca ha chiarito la posizione della Categoria sul tema, spiegando come il rischio di un salario minimo legale sia quello di avere “tante aziende fallite o di veder lievitare i prezzi dei servizi conseguentemente all’aumento del costo del lavoro”. Da qui, la necessità di rinviare tutto alla contrattazione collettiva, che non significa “negare la necessità di intervenire su salari, che sono oggettivamente bassi o erosi dall’aumento del costo della vita, bensì che sono le parti a doversi mettere d’accordo”. Durante l’intervento, spazio anche alle misure di contrasto all’emergenza caldo che sta mettendo in ginocchio l’Italia. Sul punto, il Presidente del CNO sostiene che “non si può fermare il Paese solo perché ci sono 38 °C, c’è un equilibrio da mantenere, considerando che siamo abituati ad avere temperature alte. Allo stesso tempo, però, è giusto che nessuno muoia a causa del caldo”. A tal proposito, De Luca ricorda come Inps e Inail si siano già espresse e come ci sia ormai uno schema consolidato che prevede “la Cassa integrazione per temperature superiori ai 35 °C” attivabile dal datore di lavoro.
Rivedi l’intervento del Presidente De Luca
Notizie correlate: Il salario minimo rischia di oscurare la contrattazione collettiva - Allerta alte temperature: il vademecum del Ministero del Lavoro - Ok alla CIGO oltre i 35° anche se "percepiti"