Un impianto normativo da integrare ma non da snaturare, quello che regola il lavoro agile e a distanza. E su cui intervenire attraverso la delega al Governo alla predisposizione di un testo unico mediante l’emanazione di un decreto legislativo. Questo il parere del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, in audizione sulle numerose proposte di legge in materia presso la Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati il 3 novembre 2021.
«L’auspicata legge delega – si legge nel documento presentato dal CNO ‒ dovrebbe ribadire quale ruolo debbano avere la legge, la contrattazione collettiva e l’accordo individuale», evitando di modificare la normativa vigente imponendo un accordo collettivo che potrebbe risultare disincentivante soprattutto per le microimprese. Sarebbe inoltre opportuno riaffermare il diritto alla disconnessione del lavoratore, anche in osservanza delle indicazioni comunitarie, e semplificare gli adempimenti di comunicazione connessi all’avvio della prestazione lavorativa in modalità agile prevedendo, al contempo di derogare all’alternanza tra lavoro a distanza e in presenza con l’obiettivo di incentivare il ripopolamento dei comuni italiani. Per aumentare l’ampliamento della platea, i Consulenti del Lavoro ritengono interessanti le proposte di riduzione dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per i dipendenti in smart working e quella di estendere la possibilità d’accesso al credito d’imposta già previsto dalla strategia Industria 4.0 per l’acquisto di strumenti per l’organizzazione e la gestione, o di apparecchiature e software a disposizione del personale impiegato in attività lavorative in modalità agile, evitando però l’introduzione di obiettivi annuali in avvio. A tutela della salute dei lavoratori, poi, si propone l’adozione di un Protocollo condiviso con le condizioni minime da garantire nei luoghi d’attività del lavoratore.
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