“Ipotizzare un blocco dei licenziamenti vincolato alla richiesta di ulteriore cassa integrazione emergenziale, in modo da aiutare le aziende a tarare il proprio modello organizzativo sulle nuove esigenze sorte in questo periodo”. È una delle ipotesi che potrebbe far respirare parte delle aziende italiane secondo la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone che, sul corriere.it del 21 febbraio scorso, è intervenuta sui possibili scenari in vista della data del 31 marzo 2021, termine entro il quale scadrà il blocco dei licenziamenti attivo da marzo 2020. In particolare: dall'ipotesi più remota di sblocco dei licenziamenti dal 1° aprile fino ad un’ulteriore proroga generalizzata del divieto di effettuare licenziamenti che, però, secondo la Presidente “non basterebbe per arginare gli effetti economici di questa situazione emergenziale, ma semplicemente sposterà più avanti il problema”. Ricordando l’utilità di un tavolo di confronto sul tema, la Presidente sottolinea che la strada più accreditata è quella di un'ultima mini proroga e poi l’introduzione di criteri selettivi, secondo percorsi differenziati in base ai diversi settori produttivi, per procedere con i licenziamenti. “Bisogna quantomeno differenziare fra le imprese che richiedono ulteriore Cig emergenziale e quelle che non la richiedono o, ancora, che in questo periodo non hanno utilizzato aiuti, introducendo tutele e flessibilità diverse” perchè solo così per la Presidente le imprese, soprattutto piccole e medie, che operano nei settori meno colpiti dall’emergenza potrebbero avere accesso a quella flessibilità necessaria a salvaguardare competitività e produttività.
Notizie correlate: L’Italia riparte dal lavoro: emergenze e criticità da affrontare - Blocco licenziamenti, misura insufficiente - Divieto di licenziamento: le deroghe ammesse con il DL 137/2020