Al verificarsi di tutte le altre condizioni di legge, non sussiste nessun divieto di cumulo tra l’indennità in favore dei liberi professionisti titolari di partita IVA prevista dal decreto Cura Italia e il contributo a fondo perduto assegnato del decreto Ristori agli operatori partite IVA dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte con il DPCM 24 ottobre 2020 per contenere la diffusione dell'epidemia in atto. È quanto chiarisce l’Agenzia delle Entrate con la risposta ad interpello n. 104 dell’11 febbraio 2021, esaminando il caso di un professionista che, dopo aver fruito dei 600 euro previsti dal d.l. n. 18/2020, aveva rinunciato al contributo a fondo perduto introdotto dal decreto Rilancio in virtù dell'esplicita previsione normativa che vieta il cumulo delle due agevolazioni ma aveva richiesto e ottenuto il contributo introdotto dal d.l. n. 137/2020. Erogazione, quest’ultima, da considerarsi legittima dal momento che “il contributo a fondo perduto del decreto Ristori – precisa l’Agenzia - rappresenta un ulteriore beneficio di natura monetaria previsto dal legislatore in conseguenza del perdurare della situazione di difficoltà in favore dei soggetti maggiormente colpiti dall'emergenza da Covid-19”.
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