Cosa ci insegnano i dati sull’andamento dell’occupazione negli ultimi anni, che sono seguiti agli sgravi del 2015 e 2016 previsti dal Legislatore per incentivarla? Il report curato dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, “Sgravi 2015 e 2016: gli effetti sull’occupazione”, evidenzia come il generoso esonero contributivo totale del 2015 abbia comportato una riallocazione degli occupati su posizioni di lavoro permanenti piuttosto che l’ingresso nel mondo del lavoro di nuovi occupati. I rapporti di lavoro agevolati sono stati 1.531.533, per un costo totale dell’operazione di 16,6 miliardi e una quota pro-contratto di 10.842,50 euro. Durante i primi anni di vita i contratti esonerati hanno avuto una probabilità di cessare minore rispetto agli analoghi contratti non incentivati. Ma in realtà il giorno successivo alla fine del vantaggio economico, si è registrato un picco di cessazione dei contratti che avevano beneficiato di agevolazioni. Il generoso incentivo del 2015 si è dimostrato, inoltre, più efficace per i giovani under 35 e scarsamente efficace per gli adulti over 50 e da un punto di vista territoriale l’esonero contributivo ha funzionato solo per il primo anno nel Mezzogiorno. La replica, poi, dell’iniziativa nel 2016 a condizioni economiche (40% del costo della parte contributiva) e di tempo di fruizione (2 anni) ridotte si è rivelata nei numeri e negli effetti un fallimento. Il governo aveva stanziato oltre 4 miliardi, ma ne ha spesi meno di 2. Queste alcune delle principali evidenze che emergono dal report e che dovrebbero fornire uno strumento di analisi dei livelli di efficienza e efficace sulla tipologia di tali misure, laddove si decida di applicarne di simili come avvenuto con la legge di Bilancio 2021.
Leggi l’indagine
Notizie correlate: L’efficacia degli incentivi sull’occupazione stabile in Italia - Esonero contributivo per assunzioni al femminile - Legge di Bilancio 2021: tutte le novità - Decontribuzione Sud 2020: gli aspetti operativi