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Lunedì, 30 Novembre 2020 14:30

Riders, per il tribunale di Palermo sono lavoratori subordinati

La sentenza del tribunale di Palermo, che ha imposto ad un'azienda di food delivery l'assunzione di un suo ciclo-fattorino con rapporto subordinato a tempo indeterminato, oltre al risarcimento del danno da calibrare sui mesi trascorsi senza lavorare, è stata al centro del dibattito della puntata del 26 novembre 2020 di “Diciottominuti - uno sguardo sull’attualità” tra l’Avv. Gabriele Fava, Componente del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti, e l’Avv. Pasquale Staropoli, Responsabile della Scuola di Alta Formazione della Fondazione Studi. Una pronuncia che, nonostante la ricchezza delle motivazioni presenti, per entrambi gli avvocati non può definirsi “pilota”. “La sentenza parte da una premessa che considera l’attività delle agenzie di riders come attività di impresa e non di intermediazione. Dunque, come attività di impresa ha inteso applicare il lavoro subordinato piuttosto che autonomo” spiega l’avvocato Fava evidenziando come il tribunale palermitano abbia giudicato il singolo caso in questione, valutando se erano prevalenti i requisiti di subordinazione o autonomia. Una posizione condivisa anche dal Responsabile della Scuola di Alta Formazione della Fondazione Studi, che evidenzia la portata non innovativa della sentenza in quanto “è chiaro che se viene accertato che c’è un rapporto di lavoro che si svolge secondo una organizzazione che proviene dal datore di lavoro e con un rispetto di un orario di lavoro siamo in presenza di rapporto di lavoro subordinato”. Si è perso in questi mesi di grande dibattito sul tema l'obiettivo principale, che non è tanto quello di garantire tutele per chi è lavoratore subordinato, considerato che queste sono già presenti nell'ordinamento, ma di assicurare adeguate garanzie a chi invece svolge questo tipo di attività con prestazioni genuinamente autonome. Questi ultimi hanno avuto un riconoscimento effettivo dei loro diritti soltanto col recente CCNL del 15 settembre - stranamente avversato dal Ministero del Lavoro - mentre è proprio attraverso la regolamentazione collettiva che si possono garantire condizioni dignitose per tutti i lavoratori.

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