Fra le proposte emendative all’Atto del Senato 1994, disegno di legge di conversione del d.l. n. 137/2020 noto come decreto “Ristori”, anche quella a prima firma della senatrice Susy Matrisciano, Presidente della Commissione Lavoro del Senato, che rispondendo alle richieste avanzate dal Consiglio Nazionale dell'Ordine, chiede l’introduzione dell’art. 24-bis sulla “Disciplina della scadenza dei termini concernenti la trasmissione di atti, documenti e istanze per adempimenti verso la pubblica amministrazione da parte del professionista malato”.
L’articolo, in deroga alla normativa vigente alla data di entrata in vigore della legge di conversione, introduce, senza alcun onere aggiuntivo a carico delle finanze pubbliche e con esclusivo riferimento al periodo emergenziale, una causa di esclusione dalla responsabilità professionale nonché una causa di esclusione della responsabilità per inadempimento anche da parte del cliente, nel caso in cui un libero professionista – per tale intendendosi la persona fisica, che esercita come attività principale una delle attività di lavoro autonomo per le quali è previsto l’obbligo di iscrizione ai relativi albi professionali, nonché nel caso in cui l’esercizio della professione sia svolto in forma associata o societaria – non rispetti un termine che la legge definisca come perentorio o decadenziale nell’ambito della comunicazione con la pubblica amministrazione. Infatti, nel caso in cui il professionista per motivi connessi all’insorgenza di sintomi di coronavirus 2 (SARS-CoV-2) sia impossibilitato alla trasmissione di atti, documenti e istanze entro il termine previsto, che comporti un mancato adempimento verso la pubblica amministrazione, non decade dalle sue facoltà e non costituisce inadempimento connesso alla scadenza dei termini medesimi. La modifica normativa – si legge nella relazione illustrativa dell’emendamento -si ritiene necessaria in considerazione dell’attività svolta da alcune categorie professionali fondamentale con riferimento – ad esempio – alla gestione delle domande di accesso ai trattamenti di integrazione salariale o delle altre misure di sostegno a imprese, famiglie e lavoratori introdotte dalla c.d. normativa emergenziale. In molte aree del Paese, infatti, la consulenza professionale a vantaggio delle imprese è svolta da micro o piccoli studi professionali o, addirittura, da singoli professionisti che, in caso di positività al Covid-19, non sono materialmente in grado di svolgere gli incarichi affidati e, quindi, di rispettare i termini decadenziali individuati ex lege. La proposta, inoltre, tutela i clienti dei professionisti i quali sarebbero comunque, astrattamente, responsabili nei confronti della pubblica amministrazione per inadempimento di obblighi e/o decadenza da facoltà individuati ex lege.
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