La sentenza n. 14247/2020 con cui la Corte di Cassazione ribadisce la specialità dell’attività professionale di consulenza del lavoro, individuata negli adempimenti di cui alla legge n. 12/79, è “un provvedimento non particolarmente rivoluzionario rispetto all'assetto e alla distribuzione delle competenze professionali". A precisarlo Pasquale Staropoli, Responsabile Scuola Alta Formazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, nel corso del webinar del 16 luglio scorso con "Gli Esperti di Diciottominuti", specificando che la pronuncia della Suprema Corte "mette al centro di principio di legalità operato dalla riserva di legge e rappresenta una conferma della qualificazione dell'attività professionale" dei Consulenti del Lavoro. Sull’argomento è intervenuto anche Carlo Cavalleri, esperto della Fondazione Studi, per sottolineare i tre concetti fondamentali espressi dagli Ermellini: “l’attività di assistenza e consulenza in materia fiscale e di lavoro, la responsabilità professionale e il contratto a progetto in assenza di requisiti di legge”. Descrivendo in questo modo l’attività qualificata del Consulente del Lavoro, la Corte ha ribadito un concetto già notorio e più volte richiamato in altre sentenze: l’attività professionale autonoma è riservata, nel caso della gestione dei rapporti di lavoro, agli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro.
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