A seguito della continua evoluzione del mercato del lavoro e del contesto produttivo del nostro Paese, il contratto di apprendistato è stato oggetto di diversi interventi normativi. Questa fattispecie contrattuale è stata disciplinata nel tempo dal codice civile (artt. 2130-2134), dalla Legge n. 25/1955 e dalla Legge n. 196/1997. Importanti novità sono state in seguito introdotte con il D.Lgs. n. 276/2003, attraverso cui il Legislatore è intervenuto mutando tale istituto ed introducendo tre diverse tipologie, legate al sistema dell’istruzione e al mondo del lavoro. Successivamente, con il D.Lgs. n.167/2011 (c.d. Testo Unico dell’apprendistato) e la Legge 92/2012(c.d. Legge Fornero), è stata conferita maggiore rilevanza alla funzione formativa dell'apprendistato per renderlo lo strumento principale con cui introdurre i giovani nel mondo del lavoro. Il Capo V del D.Lgs. n. 81/2015, in attuazione della Legge delega n.183/2014, ha infine operato il riordino della normativa in materia di contratti di apprendistato, disponendol’abrogazione del Testo Unico: un istituto divenuto burocraticamente complesso e poco confacente alle esigenze delle aziende.
Sul n.1/2019 di "Leggi di Lavoro" l'indagine condotta dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro che analizza le tre diverse tipologie di apprendistato (per la qualifica e il diploma professionale, professionalizzante e di alta formazione e ricerca), individua le attivazioni per classi di età ed i settori in cui è avvenuto il maggior numero di assunzioni nel 2017.
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