L’innalzamento del tasso d’interesse legale al 5% dal 1° gennaio 2023 avrà un effetto immediato su tutti i debiti rateizzati, compresi quelli con il fisco. Conseguenza: costeranno di più a chi dovrà ripagarli. Ma l’innalzamento potrà determinare anche una crescita dell'importo di stipendi e pensioni. Infatti, “anche per queste prestazioni si applicano i principi civilistici e bisogna considerare tutti quelli che sono gli interessi moratori che il creditore chiede al debitore: se lo mette in mora e chiede gli interessi, questi sono legati al saggio legale", ha commentato l’esperto della Fondazione Studi, Giuseppe Buscema, su money.it, portale di aggiornamento economico-finanziario, lo scorso 3 gennaio. Considerata la fattispecie di applicazione del tasso sulle sanzioni civili applicate per omesso o ritardato versamento di contributi previdenziali e assistenziali, "entrerebbero più soldi nelle tasche dei lavoratori, con una mora più elevata a carico dell’azienda", ha sottolineato. Più soldi in tasca ai lavoratori e pagamenti in aumento per i datori di lavoro anche nell’ipotesi di dilazione concordata del pagamento, in caso di cessazione del rapporto di lavoro. "Soprattutto in caso di cifre elevate non raramente capita che le parti concordino una dilazione, pagando un interesse uguale a quello legale, e quindi dal 2023 più dello scorso anno", secondo Buscema. E per quanto riguarda le pensioni, se ci fosse una causa su profili previdenziali, l’interesse moratorio a cui verrebbe pagato l’importo dall’ente pensionistico terrebbe conto dell’interesse legale, risultando ad oggi più alto. “La pensione non viene pagata in ritardo – ha chiarito l’esperto della Fondazione Studi – ma il soggetto può chiedere all’ente una pensione che non gli è stata riconosciuta o una differenza di una pensione nella misura giusta. Se gli spetta un assegno più alto, la persona avrà diritto anche agli interessi".
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