Contrattazione collettiva riconosciuta dalla nuova Direttiva europea sui salari minimi adeguati, approvata in via definitiva il 14 settembre 2022, come strumento di garanzia. Per questo motivo, un eventuale salario minimo si applicherebbe in Italia a una quota residua di lavoratori. Resta valido il fatto, però, che prima di procedere all'introduzione in Italia del salario minimo per legge sarebbe prioritario riflettere su chi debba sostenere il costo degli incrementi: un aumento in grado di toccare i 12 miliardi di euro l'anno della spesa per il personale.
«Nessuno deve essere pagato pochi euro l’ora. È giusto, quindi, tutelare i lavoratori più deboli, ma senza generare ulteriori situazioni di squilibrio del quadro economico e delle relazioni industriali del Paese – afferma Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro –. I Contratti Collettivi esistenti nel nostro Paese offrono un’ampia platea di istituti contrattuali che fanno parte integrante della retribuzione annuale – dai rol al welfare contrattuale, dalle mensilità aggiuntive ai permessi retribuiti – e che negli altri Paesi non è detto che esistano. Quando si parla di salario minimo orario in sede comunitaria bisogna quindi valutare anche queste situazioni. Bisogna individuare, dunque, gli standard nei minimi della contrattazione collettiva, che nel nostro Paese rappresenta un valore da rafforzare e tutelare, non certo da cancellare con una legge».
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