A meno di deroghe, il 15 ottobre terminerà lo stato di emergenza per il Coronavirus e, di conseguenza, cambieranno anche le regole per lo smart working «semplificato» introdotto in fase di emergenza per ogni rapporto di lavoro subordinato. Dunque, la possibilità delle aziende di collocare i lavoratori in smart working in modo unilaterale e senza gli accordi individuali, previsti dalla legge 81/2017, finisce con lo stato di emergenza e dalla metà di ottobre le nuove attivazioni nel settore privato dovranno seguire le regole ordinarie (prevedere accordo firmato dai singoli lavoratori che fissi le modalità di esecuzione della prestazione, gli strumenti da usare, i tempi di riposo e le misure per assicurare il diritto alla disconnessione). La scadenza del 15 ottobre non riguarda però i dipendenti della Pubblica amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa che potranno continuare a prestare la propria attività lavorativa in modalità agile fino al prossimo 31 dicembre. Ma quale futuro attende questa nuova modalità di lavoro che nel nostro Paese è stata implementata proprio durante la pandemia? Per il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, è impossibile immaginare uno smart working senza regole nel prossimo inverno. "È necessario meglio strutturare e regolamentare lo smart working che non può essere comunque l’unica modalità di svolgimento dell’attività lavorativa" dichiara sul Corriere.it ricordando i numerosi aspetti positivi di questa modalità di lavoro e la necessità di utilizzare il know-how acquisito in questi mesi al fine di innovare i processi produttivi aziendali.
Rassegna stampa: Corriere.it del 24.09.2020
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