Venerdì, 29 Settembre 2017 10:00

Governare il cambiamento attraverso politiche unificate

A cura di Stefano Sacchi, Presidente dell’INAPP

Il cambiamento tecnologico è uno dei principali driver del lavoro che cambia, insieme ad altri fattori come quello demografico, climatico e la globalizzazione. Il cambiamento tecnologico non è neutrale e, se non governato, può generare vincitori e vinti, determinando diseguaglianza tra lavoratori, imprese e territori. Oggi viviamo l’epoca della Quarta Rivoluzione Produttiva: in passato abbiamo assistito a effetti dirompenti e distruttivi, prodotti nel breve periodo dalle inevitabili trasformazioni della modernità. Momenti convulsi cui seguirono compensazioni in grado di generare in seguito miglioramenti nel tessuto sociale e produttivo. Ma la Storia ci insegna che in (nel) mezzo ci sono le persone: in quanto tempo e dove avverrà la compensazione di cui abbiamo bisogno? Gli esercizi accademici e le proiezioni ad oggi disponibili mostrano come una moltitudine di occupazioni rischiano di essere sostituite dal combinato disposto digitalizzazione-automazione. La variabilità di tali proiezioni – dalla stima del 47% dell’occupazione USA a rischio prodotta da Frey ed Osborne (2017) al più conservativo 10% fornito dall’OECD (2016) – tuttavia, segnala la complessità del fenomeno e la difficoltà di prevederne con precisione gli sviluppi. Senza contare che molto dipende dal tessuto produttivo sul quale si innestano tali sviluppi: una ricerca INAPP in corso mostra come negli ultimi cinque anni l'impatto del cambiamento tecnologico sulla disoccupazione italiana sia stato modesto. La perdita di posti di lavoro dovuta al cambiamento tecnologico, la cosiddetta disoccupazione tecnologica, è stimabile nell'ordine dell'1,5%, concentrata essenzialmente nel lavoro manuale. Questo perché sinora la diffusione delle nuove tecnologie nel nostro Paese è stata ben al di sotto delle potenzialità. Anche in Italia, però, rapidità e pervasività di tale diffusione impongono l’attivazione di strumenti di policy utili ad anticipare il cambiamento.

Occorre agire tempestivamente, senza arrendersi al determinismo tecnologico: non restiamo meri spettatori, è necessario essere proattivi per, governare il cambiamento. Da qui l’importanza delle politiche pubbliche del lavoro, dell’istruzione, della formazione, della protezione sociale, politiche industriali, politiche della domanda e macroeconomiche.Ènecessario, in particolare, garantire un adeguamento rapido e diffuso delle competenze in modo che la domanda di nuove figure professionali o l’incremento della richiesta di quelle maggiormente connesse alle nuove tecnologie non rimanga inevasa. Occorre far sì che la capacità di assorbimento delle nuove tecnologie e delle opportunità produttive ad esse connesse si rafforzi in modo omogeneo tra le imprese e i territori scongiurando l’incremento di disuguaglianze e divergenze. Èimportante sfruttare le opportunità offerte dalla Quarta Rivoluzione Produttiva per potenziare il welfare state e rendere i servizi pubblici più efficienti. Questo per raggiungere un duplice obiettivo: l’incremento della capacità di soddisfare in modo più efficace bisogni crescenti quali quelli connessi alla cura e alla tutela della salute, da un lato; la generazione di occupazioni nuove e di qualità utili a favorire quei meccanismi compensativi centrali per evitare il fenomeno della disoccupazione tecnologica, dall’altro. Occorre, dunque, sfruttare il cambiamento tecnologico per generare occupazione che in Italia deve riguardare in particolare l’occupazione femminile e il settore dei servizi. È necessario avviare un processo di integrazione di tutte queste politiche, mettere in campo una regia coordinata data la loro fortissima complementarità: fattore che può dare luogo se correttamente inquadrato a circoli virtuosi, ma anche – se invece non se ne tiene conto – a circoli viziosi. Anche sul fronte del partenariato e del dialogo sociale è necessario un cambio di rotta in grado di garantire nuova rappresentanza e contrattazione adeguata, all’altezza di questi cambiamenti.

Governare dunque il cambiamento con politiche lungimiranti; se così non sarà, aumenteranno le diseguaglianze tra vincitori e vinti. Lavoro dignitoso per tutti significa essere in grado di disegnare e attuare politiche di lungo periodo. La riflessione portata avanti in questi mesi, da tutti gli attori del sistema del lavoro, e dell'innovazione in Italia, all'interno della quale la partnership tra i Consulenti del Lavoro e INAPP gioca un ruolo fondamentale, va in questa direzione. Ma è solo l’inizio.