Lunedì, 18 Settembre 2017 10:34

Orientare il cambiamento

A cura di Mauro Capitanio, Presidente di Fondazione Consulenti per il Lavoro

Lavoro. Lo prevede la nostra Costituzione. Ovvero la necessità di garantire a tutti una occupazione stabile per dare la giusta dignità alle persone, perché non ci può essere lavoro senza dignità.

Per troppo tempo ci siamo cullati nell’illusione di garantire a tutti un posto di lavoro e quasi sempre a tempo indeterminato. La cruda realtà di oggi ci dice che la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è tra le più alte d’Europa, per non parlare poi del triste primato dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. La battaglia in favore dell’occupazione non è un problema che riguarda solo il nostro paese, ma sicuramente noi stiamo faticando più di altri nostri partner europei. Nessuno ha in tasca ricette miracolose, ma qualche riflessione più approfondita può aiutarci quantomeno a cercare di migliorare il presente.

La prima considerazione da fare è la necessità di confrontarsi con un mercato globalizzato, nel quale ogni paese adotta proprie regole in materia fiscale e di lavoro. L’altra realtà con la quale ci dobbiamo rapportare è la rapidità del cambiamento e, quindi, la difficoltà di trovare e adottare strumenti adeguati con i quali rispondere allo stesso. Anche l’immigrazione incontrollata purtroppo sta favorendo, soprattutto in certi settori, offerta di manodopera a basso costo, “drogando” la competitività delle aziende e creando problemi sociali non di poco conto.

In tema di semplificazione, invece, è auspicabile che si superi velocemente la frammentarietà di un mercato del lavoro dove molto spesso ogni Regione adotta disposizioni normative che non dialogano tra di loro. Ed  è altrettanto fondamentale che si attui una corretta collaborazione tra gli attori privati del mercato del lavoro e i centri per l’impiego o quantomeno una sana competizione, senza  pregiudizi ideologici.

È ormai assodato che siamo di fronte ad un cambiamento epocale e abbiamo la certezza che niente sarà più  come prima. Quindi la prima difficoltà da affrontare è di natura culturale: convincerci e convincere il prossimo che il lavoro del futuro sarà completamente diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi e chi non vorrà interpretare questo cambiamento si troverà tagliato fuori dalle nuove dinamiche occupazionali. Grande responsabilità, quindi, è riposta negli addetti ai lavori, coloro che sono in grado di guidare ed orientare questo rinnovamento.

Come spesso avviene, però, dalle criticità si possono ricavare opportunità. Le politiche attive, ad esempio, possono diventare un’opportunità di crescita e di sviluppo per il nostro paese. Il passaggio dalle politiche passive, assistenzialiste e di sostegno al reddito alle politiche di ricollocazione impatta in maniera determinante sulla vita dei lavoratori. È una rivoluzione copernicana che coinvolge tutti, operatori pubblici e privati accreditati, incentivati da una remunerazione legata al risultato raggiunto: un nuovo posto di lavoro o la ricollocazione di un disoccupato.

In questo contesto, i Consulenti del Lavoro hanno un ruolo strategico perché da sempre sanno interpretare e rispondere alle nuove dinamiche del mondo del lavoro. In particolare, i delegati della Fondazione Consulenti per il Lavoro hanno già attuato, con risultati interessanti, strumenti di politica attiva prima con l’esperienza di “Garanzia Giovani” e successivamente impegnandosi nella sperimentazione dell’assegno di ricollocazione.

Sono certo, dunque, che anche questa volta i Consulenti del Lavoro saranno protagonisti del futuro di questo paese.