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Venerdì, 25 Marzo 2022 15:31

L’eredità di Marco Biagi

L’approccio sistemico al mondo del lavoro di Marco Biagi resta una delle eredità più attuali del giuslavorista, a vent'anni dalla sua comparsa. A più voci e con più declinazioni si è tornati a parlare del metodo attuato da Biagi durante l’evento organizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e dalla Fondazione Studi lo scorso giovedì 17 marzo, che ha visto in collegamento la moglie e Presidente della Fondazione Biagi, Marina Orlandi Biagi. «Serve maggiore razionalità e meno ideologia negli interventi sul mercato del lavoro – ha affermato la Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, Marina Calderone ‒, ascoltando tutti coloro che sono portatori di valori e di istanze provenienti dal basso. Non servono tante norme: basterebbe far funzionare la regolamentazione piùefficace e abrogare quella che non funziona». La visione del giuslavorista, hanno ricordato gli ospiti nell’Auditorium dei Consulenti del Lavoro, anticipa di fatto molte delle trasformazioni di cui siamo stati testimoni nell’ultimo ventennio. «Biagi è il padre del vero lavoro agile ‒ha sottolineato Maurizio Sacconi, ex Ministro del Lavoro e autore del volume "Il modo di Biagi. Dizionario della modernità del lavoro" ‒. Credeva nella trasformazione del lavoro tanto da dare importanza al progetto, al risultato, superando il vincolo spazio/temporale della prestazione lavorativa che è alla base dello smart working nella sua accezione più piena». A sottolineare alcune criticità del mondo del lavoro attuale Fabio Tamburini, Direttore de “Il Sole 24 Ore” che ha posto l’accento sui bassi livelli salariali, la disoccupazione giovanile e il basso tasso di nascite registrato nel 2021 che, in futuro, aumenterà le criticità delle aziende nella ricerca del personale.

La visione di Marco Biagi rispetto alle direttrici lungo cui stava cambiando il mondo del lavoro, e le relative proposte pratiche per rispondere alle continue transizioni che mettono al centro le competenze, sono state anche l’occasione per indagare come alcune intuizioni del giuslavorista abbiano inciso nelle innovazioni apportate alla normativa sul lavoro nel corso degli anni: le sue riflessioni contenute nel Libro Bianco colpiscono ancora oggi per la loro attualità. L’evento ha rappresentato anche un’occasione per parlare delle proposte di introdurre un salario orario minimo per legge. «L’introduzione di tale salario avrebbe senso solo in quelle situazioni, di nicchia, non assistite dalla contrattazione collettiva – ha affermato il Presidente di Fondazione Studi, Rosario De Luca ‒. Non per tutte le altre casistiche, anche per quello che sarebbe l’effetto di rimbalzo se si prevedesse una sua introduzione orizzontale che, inevitabilmente, porterebbe a crescere tutte le retribuzioni. Sarebbe un intervento scellerato che alzerebbe il costo del lavoro senza risolvere il problema dei differenziali esistenti».